New India Designscape

Antico e moderno, sacro e profano, Oriente ed Occidente, passato e futuro, si mescolano nei lavori dei giovani designer indiani selezionati per questa mostra a cura di Simona Romano e con la collaborazione di Avnish Mehta.

La principale caratteristica dei lavori esposti è dunque un vivace sincretismo, che porta persino alla rielaborazione del mito, integrato nell'orizzonte quotidiano e nella fisionomia degli oggetti di uso comune (è il caso delle "Varanasi Cows" di Kangan Arora e della "Cheerharan Toilet Paper" di Divya Thakur).
Le difficoltà oggettive che ancora rendono disagevole la vita di molti villaggi indiani, sono invece la ragione ispiratrice del barefoot design (Reyma Josè, Vikram Dinubhai Panchal), mentre l'india progredita e tecnologica è perfettamente rappresentata da Padmaja Krishnan e Ranjit Makkuni (che riesce a coniugare il senso del sacro con la progettazione di raffintissime installazioni interattive).

Evoluzione, ma non appiattimento, progresso, ma non omologazione, confronto con stimoli internazionali, ma non soggezione coloniale (in questa prospettiva va senz'altro segnalato anche il "Lettering Englishes" di Geetika Alok, rielaborazione dell'eterno rapporto con l'ex Madre Patria Inghilterra).