Mattia Bosco alla Triennale

L'eterna dialettica fra estetica e funzionalità è alla base della definizione stessa di design: se l'arte si occupa di ciò che è bello e significativo, mentre l'artigianato si concentra su ciò che è utile e funzionale, il design mira a raggiungere un'armonia, per quanto mobile e mutevole, fra questi due obiettivi. Nella produzione di Mattia Bosco, approdato alla scultura e al design dopo studi di filosofia, questa ricerca finisce con il dare vita a un mondo quasi animistico, nel quale gli oggetti d'uso comune devono "guadagnarsi", grazie al loro valore estetico, la permanenza nel nostro campo visivo, stimolarci a tenerli con noi, a farli entrare nei nostri spazi. Per approfondire le varie possibilità di questo concetto, il progettista ha a disposizione una serie pressoché infinita di oggetti più o meno necessari, ognuno dei quali si presta a interpretazioni estetiche assai differenti.

Dal 17 settembre al 27 ottobre una mostra alla Triennale di Milano ripercorre le variazioni di Mattia Bosco sul tema dell'oggetto che gli è più caro: la tazzina da caffè. Avendo eletto la ceramica a proprio materiale preferito, Bosco si concede voli creativi particolarmente arditi intorno a questo oggetto di uso quotidiano. Le forme diventano elementi di gioco e ricerca, strumenti atti a esplorare lo spazio con il fine ultimo di soddisfare l'appetito estetico, prima ancora che assolvere la funzione per la quale l'oggetto è stato creato.