Max Pezzali, l'incompreso

Chiunque, in Italia, riceva una critica relativa alla poca profondità dei propri contenuti, soprattutto se questa critica viene da ambienti che vengono percepiti come "impegnati" o (in senso evidentemente dispregiativo) intellettuali, può rifugiarsi sotto l'ombrello del "politicamente scorretto", che offre sempre una certa aria di martirio a chi vi ricorre. In base a questo principio, per anni, Max Pezzali ha risposto a chi criticava gli 883 per via dei loro testi che in molti consideravano "vuoti" sostenendo che fosse in atto una sorta di persecuzione ai danni di chi, volendo fare musica o incentivare l'aggregazione giovanile, non lo faceva all'interno di un contesto politicizzato.

L'equazione "non interessato alla politica" uguale "politicamente scorretto", chiaramente è a dir poco fallace, eppure Max Pezzali la sfodera da un ventennio abbondante, difendendo la propria carriera da cantautore prima e da scrittore poi. La sua autobiografia di recente pubblicazione I Cowboy Non Mollano Mai è, neanche a farlo apposta, un inno al disimpegno, nonché una crociata fattuale contro le subordinate e i predicati verbali.

Se, come sembra, ogni cultura e sottocultura ha bisogno dei propri vessilli e dei propri profeti, Pezzali si propone, nelle sue diverse vesti autoriali, come il simbolo di un disinteresse generale per tutto ciò che trascende l'immediato coinvolgimento dell'individuo, di un universo colorato ed essenzialmente innocuo che si fonda sull'amicizia, sulla voglia di divertirsi, sull'insofferenza generale per la complessità. Sorprende che non abbia ancora tentato il salto in politica: per citare Woody Allen "con un programma così, in Francia, vincerebbe le elezioni".

Per chi al Max Pezzali scrittore continua a preferire il cantante, l'appuntamento è per i suoi concerti a Milano: sold out le date del 18 e 19 novembre, ancora qualche biglietto disponibile per il 16 febbraio.