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Dan Brown dai templari all'Inferno
Del 29/05/2013 di Angela Fiore - Ambizione e pubbliche relazioni: la ricetta per il successo mondiale a prescindere dal talento.
Sul proprio sito Dan Brown sostiene che la popolarità dei suoi libri abbia influenzato in maniera rilevante il turismo a Parigi e a Roma e causato un considerevole aumento dell'interesse per le opere di Leonardo. Senza dubbio la biografia ufficiale sarà a breve aggiornata menzionando un incremento delle vendite della Divina Commedia a seguito della pubblicazione di Inferno. Chiunque coltivi un minimo di amore per la storia e per quell'universo correlato di prodotti dell'ingegno umano che comunemente chiamiamo cultura non può che respingere queste affermazioni, considerandole come le semplici spacconate pubblicitarie di una pop star.
Se, tuttavia, ci fosse anche solo una briciola di verità nelle dichiarazioni dello scrittore americano, le conclusioni sarebbero talmente deprimenti da far pensare che non vi sia più alcuna speranza di salvezza dal becero appiattimento culturale che porta le masse a considerare un filosofo chiunque utilizzi parole di lunghezza superiore a due sillabe.
Se è vero - come hanno scritto alcuni critici - l'ambizione di Dan Brown supera di molto il suo talento letterario, è anche innegabile che, nell'avviare una macchina pubblicitaria globale, l'autore del Codice Da Vinci si sia dimostrato un maestro, sfruttando al meglio il suo "antagonista". La Chiesa Cattolica, infatti, che dispone dei mezzi per raggiungere un pubblico internazionale superiore a qualsiasi canale televisivo, ha consacrato definitivamente il successo di Dan Brown riscoprendo, per l'occasione, la pratica medievale della messa all'indice dei libri (accusati di essere anticristiani o quanto meno anticlericali) e conferendo a quello che in un mondo giusto sarebbe semplicemente uno scrittore di thriller piuttosto banali, l'aura dell'eretico: praticamente un biglietto di sola andata per la vetta più alta della celebrità letteraria.