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Douglas Adams: fra rinascimento e fantascienza
Del 05/12/2012 di Angela Fiore - La mente geniale di uno scienziato, il talento di un artista
“Amo le scadenze: mi piace il suono che fanno quando ti sfrecciano accanto”. Questa era una delle massime preferite di Douglas Adams e, ovviamente, l'incubo degli editori.
Geniale, debordante, ferocemente razionale e curioso di ogni aspetto dell'esistenza, Douglas Adams era allo stesso tempo un uomo del rinascimento, nato con diversi secoli di ritardo e una creatura fantascientifica nata con qualche millennio di anticipo. Nelle tante interviste rintracciabili in rete, lo si può sentir descrivere nel dettaglio - a metà degli anni '90 - il futuro di tecnologie con le quali, solo oggi, cominciamo a familiarizzare.
È impossibile riassumere in poche righe il lavoro di una delle menti più brillanti del XX secolo: l'opera che lo ha reso famoso in tutto il mondo è senza dubbio l'inarrivabile Trilogia (ovviamente composta da
cinque libri) legata al suo capolavoro Guida Galattica per Autostoppisti.
La grandezza di Adams sta nell'aver creato un universo completo e perfetto nel quale non si può non aver voglia di andare a vivere, nonostante la premessa di questo universo sia la distruzione della terra per un errore di calcolo. Leggermente meno nota in Italia è la breve saga di Dirk Gently, appena riproposta da Mondadori e quasi altrettanto travolgente.
Gli interessi di Douglas Adams, tuttavia, non si limitavano alla letteratura: paladino della ragione e appassionato di scienza, in particolare di biologia, riteneva che la sua opera più importante fosse Last Chance to See, un reportage fatto per la BBC nel 1990, insieme a Mark Crawardine alla scoperta delle specie animali a rischio di estinzione (e ripetuto nel 2009, a 8 anni dalla sua morte, da Carwardine e Stephen Fry).
La capacità di stupirsi come un bambino e la sete insaziabile di conoscenza si sommano nella definizione che di lui è stata data, nel commosso elogio funebre, dall'amico Richard Dawkins: “Douglas pensava
come uno scienziato, ma era molto più divertente”.