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La scrittura è stata, per Bukowski, più una necessità che un vanto intellettuale
Notizie Milano

Charles Bukowski: bellezza e verità dai bassifondi

Del 02/01/2014 di Angela Fiore - La scrittura come una necessità che salva la vita, nel mondo spietato di Bukowski

Quasi tutti, quando iniziano, da adolescenti a scrivere poesie, scelgono di farlo in versi aperti, ovvero non in metrica, ma quasi nessuno, né da adolescente né da adulto, riesce a produrre nulla di alcun valore artistico. Questo dipende in larga parte dal fatto che tutti pensino di essere Bukowski senza esserlo. La poesia di Charles Bukowski toccava vette altissime senza le costrizioni della forma, che sono necessarie alla maggior parte dei comuni mortali, forse anche perché di costrizioni, nella vita, l'alterego di Henry Chinaski ne aveva conosciute in abbondanza, ma ne aveva anche fatto buon uso.

Cresciuto nella categoria degli ultimi e a proprio agio più nell'umanità lercia e autentica dei bassifondi americani che nei circoli intellettuali, Bukowski fu per tutta la vita un orgoglioso ubriacone e "un vecchio sporcaccione" e non conobbe il successo letterario per molto tempo. Proprio per questo, mentre si barcamenava fra un lavoro noioso e uno infimo, maturava l'idea che non valga la pena di scrivere, a meno che scrivere non sia l'unica opzione della propria vita, la necessità assoluta che si deve soddisfare per non esplodere.

Nella recente raccolta di interviste Il Sole Bacia i Belli ci sono questi pensieri e molti altri, sulla scrittura e sulla vita, in un compendio che affascina e repelle, esponendo un carattere che non aveva lati "morbidi", ma nemmeno lati troppo nascosti: di chi è al proprio peggio ci si può sempre fidare.

Categorie: Scrittori

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