- Locali Milano
- »
- Notizie Milano
- » Arrivano gli smartwatch: non chiamateli orologi
Arrivano gli smartwatch: non chiamateli orologi
Del 30/12/2013 di Angela Fiore - Non servono più per leggere l'ora, ma estendono le funzioni dello smartphone, aspirando a diventare dei veri PDA
Douglas Adams, all'inizio della sua Guida Galattica per Autostoppisti, tracciava un impietoso ritratto degli esseri umani definendoli "forme di vita discendenti dalle scimmie [...] così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione". Per alcuni anni, da quando i cellulari e poi gli smartphone hanno surclassato gli orologi nella funzione principale di tenere traccia del tempo che passa, l'umanità sembrava emendata dalla colpa additata da Adams: indossare l'orologio era una scelta di stile, spesso costosa e rigorosamente analogica.
I produttori di orologi digitali, tuttavia, hanno deciso di non darsi per vinti e hanno tentato di mettersi al passo con i tempi sperimentando con gli smartwatch, i quali, tuttavia, per adesso tendono ad attestarsi, come il blu-ray e il cercapersone, nella categoria dei dispositivi adottati con entusiasmo dai fanatici dei gadget e ignorati dal resto del mondo: nei prossimi anni la capacità di evolvere design, tecnologia e software deciderà se gli smartwatch saranno i nuovi iPhone o se faranno la fine del videotelefono della Telecom.
Al momento i più amati sono 3, ognuno dei quali si distingue per una caratteristica. Il preferito per estetica e stile è, naturalmente, italiano: si chiama i'm Watch e abbina un design esterno elegante e accattivante a un'interfaccia mutuata da quella dell'iPhone, ma con funzioni ridotte. Funziona di fatto come un'estensione del telefono e il poco software disponibile lo riduce a essere solo un bell'oggetto, almeno fino a quando un aggiornamento del sistema operativo non farà la differenza.
L'interfaccia del Pebble, forse il più popolare fra gli Smartwatch, si ispira a quella del kindle e sfrutta la tecnologia e-paper. Compatibile con iPhone e Android, è pensato per essere un'estensione dello smartphone e per poter rispondere a chiamate e messaggi senza toccare il telefono, ma, come il corrispettivo italiano, risulta insoddisfacente sul piano del software e non si rende necessario al punto da giustificare la spesa.
La Sony, che ha deciso recentemente di lanciare la scalata a questa nuova nicchia di mercato, ha prodotto l'SW2, che può vantare un numero di applicazioni assai più ampio della concorrenza, ma si preclude una larga fascia di utenti, dal momento che è compatibile solo con Android e non con Apple.
Per quanto si possa prevedere, entro qualche anno, l'evoluzione di una generazione di Smartwatch in grado di proporsi come degli autentici e indipendenti PDA, fino a questo momento i pronipoti degli orologi digitali faticano a sussistere come prodotti a sé stanti e restano gadget di lusso per gli indispensabili smartphone.