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Velasco Vitali e la sua rielaborazione del paesaggio: scultura e pittura al servizio di un...
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Velasco Vitali, quando il paesaggio diventa simbolo

Del 29/06/2013 di Lucia Conti - La potenza evocativa delle opere di un artista "site specific"

Velasco Vitali, classe 1960, figlio del pittore Giancarlo Vitali ed autodidatta, esordisce ventiquattrenne e mostra subito quale interesse precipuo la rappresentazione di paesaggi urbani e naturali, immortalati sia nella loro cruda definizione che nei loro rimandi onirici ed emotivi. 

Tra le opere che maggiormente incidono in relazione alla capacità dell'artista di rappresentare il nucleo psicologico e simbolico di luoghi reali, possiamo senz'altro citare "Paesaggio Cancellato", che riproduce la trasformazione del paesaggio valtellinese dopo l’alluvione del 1987, "Isolitudine", risultato di tre anni di permanenza salutaria in Sicilia ed espressione di una pittura maestosa e poetica, e "MIXtura", dedicata ai lavori su carta e con i testi di Franco Battiato.

Un appendice di questa immersione nel languore dei porti mediterranei sarà la nascita di un vivo interesse dell'artista per la scultura, che determinerà soprattutto la produzione dei suoi celeberrimi "cani", plasmati da materiali fatalmente connessi all'abusivismo edilizio (ferro, catrame, cemento, piombo e rete metallica) e in seguito più volte impiegati nell'ambito di opere complesse.

Definito "l'anti-Cattelan", Vitale si orienta sempre di più verso installazioni "site specific", come "Tana", composta da cinque sculture in ferro e catrame disposte su un cumulo di corde e realizzata per il Sottopalco del CRT Teatro dell’Arte. "Sbarco", è invece un'operazione divisa in quattro diversi capitoli che uniscono la piazza della Stazione Centrale di Milano agli spazi di Palazzo Reale e simboleggiano, con la loro monumentale incisività e potenza simbolica, il senso di precarietà che i clandestini di ogni tempo sono inevitabilmente costretti a provare.

"Foresta Rossa" è invece un'installazione realizzata sul Lago Maggiore e ispirata a un impressionante fatto di cronaca avvenuto a Pripjat, a circa 110 km da Kiev. Il parco giochi della città era infatti prossimo all'inaugurazione quando, in seguito alla tragedia nucleare di Chernobyl. gli alberi intorno all'autoscontro divennero improvvisamente rossi a causa delle radiazioni e il luogo divenne inaccessibile, così come del resto l'intera città, disabitata dal 1986. Nell'ambito della sua rielaborazione, Vitali ha ricostruito una giostra immobile come quelle che a Pripjat non vennero mai più usate e tutti gli elementi naturali e artificiali del paesaggio, dai cani da guardia che si allineano sulla scalinata che conduce a Palazzo Borromeo alle azalee, camelie e rododendri dell'Isola Madre, suggeriscono un movimento circolare che sostiuisce idealmente quello reale.

Categorie: Arte e cultura

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