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John Le Carré, la spia che scriveva romanzi
Del 06/09/2013 di Angela Fiore - Il più celebre scrittore di spy stories ha fatto parte del servizio segreto inglese
John Le Carré è lo pseudonimo di David John Moore Cornwell, scelto perché nel 1960, quando scrisse i primi due romanzi, Cromwell lavorava sotto copertura a Bonn per l'MI6, il servizio segreto inglese, e il suo ruolo gli impediva di pubblicare libri con il suo vero nome.
Coinvolto nelle attività dei servizi di sicurezza britannici fin dagli anni del college, non c'è da stupirsi che Cromwell/Le Carré sia diventato uno dei nomi cardine del genere spy-story. Gli eroi di questi romanzi, tuttavia, hanno poco a che spartire con il glamour avventuroso di James Bond, raramente si ritrovano coinvolti in azioni che permettano loro di fare sfoggio di grande prestanza fisica o di gadget futuristici e, soprattutto, non sono altrettanto costantemente certi di essere nel giusto.
Il mondo di Le Carré si articola su valori meno granitici rispetto a quello di Fleming, il bene e il male, i buoni e i cattivi non sono distribuiti in modo scontato, nonostante l'ambientazione principale - i due blocchi contrapposti durante la guerra fredda - sia per antonomasia il terreno delle divisioni nette. Nei romanzi di Le Carré c'è ampio spazio per l'evoluzione e per il dilemma morale, per la contemplazione delle conseguenze delle azioni di individui e governi e del fatto che, anche quando le motivazioni che hanno spinto a tali azioni sono o sembrano pure, i metodi si rivelano spesso discutibili e le conseguenze possono essere drammatiche. Queste riflessioni sulle contraddizioni del sistema permangono anche ai giorni nostri, in ambientazioni e contesti completamente cambiati di pari passo con la storia, come nell'ultimo romanzo Una Verità Delicata.
Sotto traccia la domanda assillante, che non viene mai realmente esplicitata perché è incarnata nell'intero corpo letterario di Le Carré, è: siamo davvero sicuri che i buoni e i cattivi siano poi così diversi fra loro?