Amos Oz, la letteratura, la guerra e la voglia di pace

Amos Oz è lo scrittore israeliano più tradotto nel mondo e, da oltre quarant'anni, produce con incredibile prolificità romanzi e saggi, raccolte di storie brevi e articoli che abbracciano la fiction, la politica, l'umorismo e la letteratura per ragazzi, il tutto con uno stile e uno spirito appassionato che rendono i suoi lavori immediatamente riconoscibili.

Pur essendo stato identificato a più riprese con alcune fazioni politiche israeliane (il partito laburista prima, la sinistra sionista poi) e quindi associato all'identità ebraica più di altri scrittori suoi connazionali, Amos Oz non crede che a determinare l'identità di un individuo sia la discendenza in senso etnico, genetico o geografico. Nel recente saggio Gli Ebrei e le Parole, scritto a quattro mani con la figlia Fania Oz-Salzberger, l'autore di Una Storia di Amore e di Tenebra spiega come l'identità si costruisca prima di tutto nelle parole e nello spirito che esse tramandano.

Sostenitore da sempre della soluzione a due stati del conflitto israelo-palestinese, Oz ha lanciato ripetuti appelli alla più elementare pietà umana di fronte agli orrori che questo ha generato, pur non ritenendo che alla base ci sia tanto un problema di comprensione, quanto semplicemente un problema geografico da risolversi con un compromesso.

In una recente intervista all'Espresso, Oz ha risposto in maniera inequivocabile sull'unico conflitto per il quale non è possibile, a suo modo di vedere, una composizione basata sul dialogo: di fronte a chi sostiene in modo fanatico che alcuni esseri umani, per nascita, per etnia o per religione, non abbiano il diritto di vivere o siano inferiori agli altri non è possibile alcun confronto civile, c'è spazio solo per l'opposizione violenta.