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Alfred Hitchcock, il maestro del brivido: da Psycho a Notorius, l'amante perduta, i segni ...
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Alfred Hitchcock: dirigere la paura

Del 17/06/2013 di Lucia Conti - Il "teatro cinematografico" del Maestro della messa in scena

Alfred Hitchcock, è una delle figure più importanti della storia del cinema e Palazzo Reale gli dedica una mostra a partire dal 21 giugno.

Nasce a Londra nel 1899 e la sua vita professionale si divide in due tronconi: la fase inglese (circa ventitré film tra i quali nove film muti) e quella americana, che ne conta circa trenta e che produrrà i suoi maggiorni capolavori.

E' influenzato dall'espressionismo tedesco sin dai tempi del soggiorno berlinese, che lo porta, quando è ancora solo un semplice aiuto scenografo-sceneggiatore, a lavorare sia con Murnau che Fritz Lang. Intanto legge avidamente Edgar Allan Poe e Gustave Flaubert e predilige il cinema americano, sopratutto i film con Chaplin e Buster Keaton.

Nei suoi film grande importanza è rappresentata dai dettagli: un mazzo di chiavi, un bicchiere di latte, una bottiglia piena di sabbia, hanno una tale capacità di imporsi all'attenzione di chi guarda, da ricordare la potenza dei dettagli dei quadri di Cezanne, come acutamente rilevato da Jean-Luc Godard, grande estimatore del regista inglese.

L'impostazione teatrale resta sempre presente, ora più sfumata, ora meno, e con la sostanziale differenza che tutto il pubblico ha un posto in prima fila e spesso si confonde con il protagonista grazie a un uso sapiente della soggettiva, che favorisce l'immedesimazione. A questo si aggiunge però la consapevolezza, da parte dello spettatore, dell'imminenza di pericoli che il protagonista ignora.

Altri elementi tipici sono la fascinazione per la psicanalisi, l'attitudine sperimentale (per la sequenza onirica di "Io ti salverò" Hitchcock si avvale addirittura del talento di Dalì), le "invenzioni bizzarre", come il modello di telefono ingrandito ne "Il delitto perfetto" o la lampadina nascosta nel bicchiere di latte ne "Il sospetto", e infine l'espediente del cosiddetto "MacGuffin", dettaglio che sembra importante e invece si rivela inutile e fuorviante, come i soldi rubati da Janet Leigh al suo datore di lavoro all'inizio di "Psycho" e che non saranno più menzionati, o la gamba rotta di James Stewart ne "La finestra sul cortile", chesi rivelerà solo un pretesto per l'ulteriore sviluppo della trama.

Il rapporto con il montaggio è a volte esasperato (la scena della doccia in "Psycho" implica 70 inquadrature per 45 secondi di durata), a volte quasi inesistente ("Nodo alla gola" è girato quasi interamente in piano sequenza e senza tagli), mentre i tipici movimenti di macchina fatti di carrellate all'indietro con lo zoom, primi piani improvvisi e soluzioni "disturbanti" atti a creare una sorta di vertigine, rendono lo stile di "Sir Alfred" personalissimo e totalmente riconoscibile.

Le sue protagoniste sono insicure e fragili (come Joan Fontaine in "Rebecca"), determinate e determinanti nel "salvare" l'uomo amato (come Ingrid Bergman in "Io ti salverò"), bionde dal fascino sofisticato ed ambiguo (come Kim Novak ne "La donna che visse due volte") o madri e suocere terribili ("Gli uccelli" "Psycho" "Intrigo internazionale" "Notorious, l'amante perduta")

Impossibile non citare infine il vezzo del Maestro di apparire con un "cameo" nei suoi stessi film, all'inizio per esigenze casuali, in seguito per consuetudine ormai consolidata, nonostante, a volte, l'oggettiva difficoltà di inserire una "comparsata" nei film più "claustrofobici". In "Nodo alla gola", per esempio, girato tutto in una stanza, Hitchcock appare nella prima inquadratura, nell'atto di attraversare la strada, e poi come sagoma al neon sul tetto dell'edificio di fronte.

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