Miele

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Il nuovo romanzo di Ian McEwan racconta la storia di una giovane amante della letteratura che si ritrova a lavorare per i servizi segreti.

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Ian McEwan sembra, per diritto divino, incapace di commettere errori.
Miele, il nuovo romanzo dell'autore di Espiazione, si fa amare prima ancora dell'inizio della narrazione vera e propria: basta infatti procedere oltre la copertina per scoprire che il libro è dedicato al mai abbastanza compianto Christopher Hitchens, che vuol dire intelligenza feroce, ironia spietata, culto della ragione e uno smodato amore per l'umanità.

Sotto questi auspici impariamo a conoscere Serena Frome, figlia di un vescovo anglicano, che passa dalla scarsa coscienza propria di un'adolescente qualunque a un destino del tutto singolare. Divisa fra gli studi scientifici che non la entusiasmano e una passione istintiva per la lettura di romanzi, che divora per lo più acriticamente, Serena non sembra avere una personalità abbastanza forte o una mente abbastanza brillante per scegliere la propria strada. Quando, in piena guerra fredda, sarà coinvolta dal suo amante nelle attività dei servizi segreti inglesi, affronterà la prova della storia commettendo gli stessi errori che caratterizzavano la sua vita di lettrice, riuscendo in qualche modo a mancare il punto cruciale della propria missione.

Ancora una volta, McEwan ci guida con maestria impareggiabile nell'inferno dolorosamente reale della mediocrità. Il disfacimento delle esistenze umane non è dovuto a forze oscure o intricati complotti, ma alla semplice, inconfutabile inadeguatezza di chi si trova in una situazione che non ha i mezzi per affrontare. Quello che accade intorno a queste circostanze non è nient'altro che la vita.