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Joseph Roth
Del 20/09/2012 di Angela Fiore - Un'identità travagliata a cavallo fra due epoche

Nei momenti storici che vedono lo sgretolamento di grandi imperi e la ridefinizione di confini, stili di vita e movimenti politici, possono nascere e svilupparsi personalità come quella di Joseph Roth.
Forse non è un caso che Newton Compton scelga di pubblicare, proprio in questo momento, un volume che raccoglie i grandi romanzi di questo personaggio, simbolo di un'epoca e di una generazione.
Vissuto in un'epoca (quella delle due guerre mondiali) nella quale l'espressione "cittadino europeo" era impensata e impensabile, Roth visse in modo assai doloroso il senso di perdita di identità conseguente alla dissoluzione dell'impero austro-ungarico.
Questo senso di spaesamento, sconforto e fallimento è presente nei suoi personaggi, spesso tormentati dallo stesso dilemma che dilaniava lo scrittore, ovvero quello fra il disfacimento della propria identità e la tentazione di inventarne un'altra.
Ebreo nato in Ucraina, Roth si trovava a vivere in Germania quando Hitler venne eletto cancelliere: fu uno dei primi ad andarsene, avendo compreso molto prima dei suoi contemporanei le reali mire del nazionalsocialismo.
Nel suo "Fuga Senza Fine" il suo pensiero sull'identità si sintetizza in una frase: "Ci vuole molto tempo prima che le persone trovino la loro faccia. Non sembrano nate col loro viso, la loro fronte, il loro naso, i loro occhi. Acquistano tutto con l'andare del tempo ed è una cosa lunga, bisogna aver pazienza."