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Bramantino e il Rinascimento lombardo
Del 20/08/2012 di Lucia Conti - Originalità e mistero nelle opere di Bartolomeo Suardi

Figura estremamente particolare del Rinascimento, Bartolomeo Suardi sarà conosciuto dai posteri col nome di Bramantino, che si riferisce per l'appunto a Bramante, suo maestro e principale collaboratore.
La sua attività si concentra soprattutto alla corte di Ludovico il Moro e di Francesco Sforza, nel periodo che va dal 1480 al 1530, e presenta delle caratteristiche che partecipano delle principali correnti dell'epoca, ma presentano anche tratti indiscutibilmente personali e originali.
Partito dall'"espressionismo" dei modi ferraresi e dall scuola di Ercole de' Roberti e Cosmè Tura, il Bramantino aggiunge presto al suo stile il tocco monumentale del Bramante, ma anche la sperimentazione di Leonardo, la delicatezza "emotiva" di Giorgione e Correggio e il senso della ricerca della Roma di Giulio II prima di Raffaello.
Validissimo anche come architetto (fa lunga pratica presso la Fabbrica del Duomo), Bramantino è noto soprattutto come pittore e le sue figure misteriose, spesso stagliate su sfondi addirittura bizzarri, danno vita a un'iconografia stravagante, dominata dall'astrazione e da un'ineffabile modernità.
Associato a volte anche ai fiamminghi per via dell'uso di dettagli surreali e della tecnica delle velature, questo artista è stato a lungo ingiustamente collocato in una posizione di secondo piano. La parziale sfortuna critica del Bramantino è imputabile anche al Vasari, che spesso si riferì a due diversi pittori chiamandoli entrambi "Bramantino da Milano" e complicò ulteriormente la cosa parlando persino di un altro Bramante, maestro del più celere Donato.
Rivalutato dalla critica soprattutto nel Novecento e grazie a figure come Roberto Longhi e Wilhelm Suida, il Bramantino si inserisce appieno, invece, nella meravigliosa storia dei grandi maestri del Rinascimento, varia e affascinante come tutte le sfumature che compongono una grande era.