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Paolo Mauri contro gli orrori della storia: il volto etico della pop art europea
Notizie Milano

Paolo Mauri e gli orrori della storia

Del 20/08/2012 di Lucia Conti - L'arte come impegno e come monito

Scrittore, artista, editore e molto altro, Fabio Mauri è uno degli esponenti dell'avanguardia italiana del secondo dopoguerra e quello che più rilancia l'eterno dibattito sulla funzione civile dell'arte.

Nel '42 fonda con Pasolini e i fratelli Pontecorvo la rivista "Setaccio", un bellissimo esperimento che però viene completamente travolto dall'esperienza diretta della guerra, che sconvolge Mauri al punto da costituire un fondamentale spartiacque per la sua vita e la sua produzione intellettuale.

Da quel momento l'arte come puro esercizio intellettuale verrà fermamente rifiutata e riproposta come provocazione costruttiva contro i pericoli della rimozione ciclica dei drammi della storia.

Considerato da alcuni un artista "Pop", anche perchè tra i primi a superare i confini della tela, ad aprire la strada al linguaggio della performance complessa e a coinvolgere lo spettatore recuperando la lezione di Marinetti e Boccioni, ma anche le istanze del movimento "Fluxus", Mauri si diversifica proprio in virtù di questa tensione etica e comprende che alle sue latitudini la Pop Art non può che imperniarsi sull'ideologia, vero motore della cultura europea.

Emblematiche in questo senso le performance degli anni '70, "Che cosa è il fascismo" (che arriva fino a New York e Klagenfurt), "Ebrea", "Gran serata futurista", ma anche opere come "Il muro occidentale del pianto", che consiste in una parete di valigie di quattro metri, simbolo di ogni diaspora e di ogni partenza senza ritorno. Fin troppo esplicita, inoltre, la sua dichiarazione di intenti: "Vorrei dimostrare ciò che credo: l'arte, essa stessa, come garante, non sciocca, non mercantile, di valore».

Sul piano formale Mauri si segnala anche per l'uso artistico dello schermo, considerato simbolo del ciclo eterno della comunicazione del futuro, destinata a fluire e a dissolversi senza vero principio nè fine. Curioso invece che la sua incursione nel cinema renda schermo l'essere umano, quando nel 1975 Fabio Mauri proietta direttamente sul corpo dell'amico Pier Paolo Pasolini il suo film "Il vangelo secondo Matteo", nell'ambito di un'installazione/performance intitolata "Intellettuale: Il Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini"

A pensarci bene la cosa ha una sua coerenza: se lo schermo diventa il modo di raccontare la società di massa con il suo linguaggio uniforme e conforme, è perfettamente razionale che l'artista, fuori dal coro per necessità e per definizione, si avvalga del suo corpo e della sua stessa identità come unica cassa di risonanza.

E' un modo per ribadire l'autonomia della coscienza e quindi il senso finale della ricerca di Fabio Mauri, intellettuale privo della pace dell'umanità. 

Categorie: Arte e cultura

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