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Susan Philipsz e la scultura canora: il collegamento tra spazio e suono nelle opere site-s...
Notizie Milano

La "scultura sonora" di Susan Philipsz

Del 20/08/2012 di Lucia Conti - Dal coro di Maryhill al Turner Prize

Susan Philipsz è un'artista scozzese nota soprattutto per aver usato il suono non solo nell'ambito di una dimensione creativa "specifica", ma anche per progettare installazioni capaci di esprimere al meglio la commistione dei molti linguaggi dell'arte contemporanea.

Nasce scultrice, ma ancora prima canta nel coro della Chiesa di Maryhill e molto presto comincia capire le infinite potenzialità di uno strumento più duttile di qualunque materiale: la voce. Considerata da molti una "performance artist", Susan Philipsz preferisce definirsi una "scultrice di suoni", di fatto fondendo le sue due grandi passioni.

Le sue opere "site-specific" presuppongono un collegamento tra il concetto veicolato e il particolare contesto paesaggistico o architettonico scelto per ogni singola installazione. Nulla è incidentale e non soltanto per mere ragioni di acustica. Il luogo esteriore è infatti il perfetto teatro di un'operazione in cui nulla è lasciato al caso.

Un altro intento dell'artista è quello di influenzare le percezioni dell'ascoltatore, alterando il suo senso del tempo e dello spazio attraverso un uso evocativo della composizione canora.

Legata alla tradizione, soprattutto come motore di ricordi personali resi poetici dalla patina del tempo, ma anche impegnata attivamente nel descrivere e reinterpretare la modernità, Susan Philipsz si segnala per una serie di performance che vanno dalla reinterpretazione di brani famosi dei Nirvana, Marianne Faithfull, Radiohead e Velvet Underground davanti a un supermarket Tesco a una versione "a cappella" dell'Internazionale socialista, passando per ballate folk irlandesi e americane, esperimenti sull'uso androgino della voce ed esibizioni presso famose istituzioni internazionali, tra cui il Guggenheim di New York e il Museo di Arte contemporanea di Chicago.

Nel 2010 vince il prestigioso Turner Prize per un'installazione canora che diffonde, attraverso una serie di altoparlanti collocati sotto i ponti di Glasgow, antichi lamenti scozzesi cantati dalla stessa artista. La premiazione è disturbata dalla protesta degli studenti contro i tagli alla cultura effettuati dal governo britannico, protesta peraltro compresa e sostenuta dalla stessa Philipsz, che rivolge ai manifestanti parole di sostegno e di incoraggiamento. Non mancano però anche specifiche manifestazioni di dissenso, soprattutto da parte del gruppo "The Stuckists", composto da paladini dell'arte figurativa e tradizionale e da feroci detrattori dell'"orrenda" arte concettuale.

Del resto l'arte si nutre anche di quelle inevitabili polemiche che da un lato fungono da cassa di risonanza per le nuove correnti e dall'altro verificano negli anni quali "eresie" saranno destinate durare, diventando la regola.

Categorie: Arte e cultura

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