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Stefano De Luigi, voracità multimediale
Del 10/04/2013 di Lucia Conti - Da "Pornoland" a "Blanco", il fotografo nato a Colonia viaggia nelle immagini come nei continenti

Nasce a Colonia, vive a Parigi dal 1989 al 1996, dove lavora per il Museo del Grand Louvre, attualmente vive a Milano.
I suoi reportage sono pubblicati da magazines come Stern, Paris Match, Time, New Yorker, EyeMazing, Geo e Vanity Fair. Numerosissime le mostre collettive e personali, sia in Italia che all'estero.
La sua attenzione si appunta su temi socialmente rilevanti o su fenomeni socio-culturali che scandaglia in modo scrupoloso.
Alla fine degli anni Novanta, in collaborazione con Médicins Sans Frontières, documenta le pessime condizioni dei detenuti tubercolotici nelle prigioni della Siberia centrale.
Al 2000 risale "Pornoland", un viaggio sui set porno di tutto il mondo che diventerà in seguito un libro pubblicato negli U.S.A., nel Regno Unito, in Germania, in Francia e in Italia.
Nel 2007 produce "Blindness", un'introspezione fotografica sulla cecità, che vince il W.E.Smith Felloship Grant e viene esposto a Roma, a New York e ad Atene.
Il progetto "Cinema Mundi", invece, che diventa un cortometraggio di 7 minuti, cattura la fisionomia del cinema mondiale, da quello di taglio più alternativo a quello mainstream e hollywoodiano.
Numerosi i riconoscimenti ufficiali, quattro World Press Photos in diverse categorie, il Moving Walls della fondazione Soros, il Days Japan International Photojournalism Award ed il Getty Grant for Editorial Photography.
Nel 2012 De Luigi pubblica "Blanco", che vince il POYi Best Photography Book Award e divulga "iDyssey", Odissea contemporanea realizzata in dodici tappe e con il solo ausilio di due iPhone.
Il futuro è ancora tutto da scrivere... e da fotografare.