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Pellizza da Volpedo: genesi di un successo postumo
Del 03/05/2013 di Lucia Conti - Sensibilità sociale e ipersensibilità individuale del pittore piemontese.

Una storia di ricerca e insoddisfazione, quella di Giuseppe Pellizza da Volpedo. La sua formazione inizia a Brera, dov'è allievo di Francesco Hayez, ma terminati gli studi si trasferisce a Roma, dove studia presso l'Accademia di San Luca e in seguito frequenta la scuola libera di nudo all'Accademia di Francia a Villa Medici.
Le numerose aspettative che nutre nei confronti della "città eterna" vengono però disattese e, deluso, l'artista si sposta a Firenze, dove frequenta l'Accademia di Belle Arti sotto la guida di Giovanni Fattori. Terminato il corso di studi torna a Volpedo con l'intenzione di dipingere "dal vero" attraverso l'osservazione della natura, ma non soddisfatto del risultato si sposta a Bergamo, poi a Parigi, poi a Genova, perfezionando la sua tecnica ed entrando in contatto con le principali correnti artistiche del tempo.
Lo spartiacque della sua carriera coincide con la decisione di abbandonare la pittura a impasto e di aprirsi alle nuove istanze dei divisionisti. Si confronta, tra gli altri, con Giovanni Segantini, Angelo Morbelli e Vittore Grubicy de Dragon e in questa nuova direzione continua a dipingere e ad esporre le sue opere. Il vero banco di prova del suo talento e della sua ambizione, tuttavia, è il famosissimo "Il Quarto Stato", dipinto in dieci anni di studio e fatica e meravigliosa allegoria delle battaglie politiche e sindacali del proletariato. Purtroppo l'esposizione dell'opera, avvenuta nel 1902 alla Quadriennale di Torino, non solo non gli garantisce il successo sperato, ma scatena polemiche e innesca una spirale di critiche negative che neanche i suoi amici gli risparmiano.
Demotivato e abbattuto, Pellizza da Volpedo abbandona tutto e tutti e va a riflettere in Svizzera sul senso ultimo della sua vita e della sua pittura.
Un raggio di speranza sembra irrompere in questo desolato scenario solo nel 1906, quando l'artista viene chiamato a Roma, dove riesce persino a vendere allo Stato "Il sole", dipinto destinato alla Galleria di Arte Moderna.
Purtroppo, quello che sembra finalmente il momento del riscatto, viene funestato dall'improvvisa morte della moglie dell'artista.
Devastato da una profonda crisi depressiva, Giuseppe Pellizza da Volpedo si toglie la vita impiccandosi nel suo studio a neanche quarant'anni, ma "Il Quarto Stato", che così poco successo aveva riscosso ai tempi della sua esposizione, diventerà un simbolo eterno di riscatto per i lavoratori subordinati e le fasce più deboli della società.