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Valerio Evangelisti e la Storia, in tutti i sensi
Del 03/01/2014 di Angela Fiore - Una scrittura intrisa di Storia, a volte intrecciata alla fantascienza e all'epica

La scrittura di Valerio Evangelisti è intrisa di storia, in qualunque genere si declini. Non è un caso che le prime pubblicazioni di quello che poi sarebbe diventato uno degli esponenti di punta del genere storico/fantascientifico, siano stati proprio trattati e saggi storici. A farne un nome di primo piano della letteratura italiana (che sarebbe riduttivo definire "di genere") è stata la saga dell'inquisitore Eymerich, ispirata a un personaggio realmente esistito e la cui spietata condotta si rifletteva sull'evoluzione di un futuro distopico e inquietante.
Il suo ultimo romanzo Il Sol dell'Avvenire è stato considerato una rottura, dal momento che il contesto storico nel quale si inserisce non è quello del misterioso medioevo, ma quello verace e tumultuoso della Romagna all'inizio del ventesimo secolo. In realtà non c'è una vera deviazione nel percorso della scrittura di Evangelisti: alla base di tutto c'è ancora l'importanza della storia, che va analizzata e compresa come dinamica di forze che si scontrano e tensioni che si contrastano su scala sovranazionale. Solo riuscendo a stendere uno sguardo globale e sulle grandi vicende umane è possibile determinarne la direzione e comprenderne le implicazioni, mentre se gli accadimenti vengono considerati solo singolarmente ogni giudizio ne risulta falsato.
Questo è vero anche nella considerazione di distanze temporali colossali, come quelle che sono oggetto delle speculazioni del ciclo di Eymerich, tanto per distanze a noi più comprensibili, come quelle che legano i moti di inizio secolo alla frammentata situazione politica odierna.