Rostislav Košťál e l'emancipazione della fotografia

La caratteristica principale di Rostislav Košťál, ingegnere civile, fotografo ed artista nato nel 1943 a Brno, nella Repubblica Ceca, è quella di aver lottato tenacemente per emancipare la fotografia dal pregiudizio che la vedeva come "ancella" della realtà o di altre discipine, e mai come forma d'arte vera e propria.

La fotografia è dunque non più mimesi del reale o puntello per altre elaborazioni artistiche, ma finalmente punto di partenza e di arrivo di una missione squisitamente creativa e obiettivo filosofico per conseguire il quale Košťál si muove ed opera nell'ambito dei gruppi Epos ed Encouter, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta.

Le sue immagini sono suggestive, le figure femminili evanescenti, il tempo e il luogo due categorie che si mescolano, sfumando i contorni. I nudi, quando ci sono, si presentano enigmatici, privi di qualunque alone sessuale, parte integrante di quell'onirismo che regala agli scatti una dimensione quasi fiabesca.

L'artista ceco ha vissuto in prima persona, dopo la seconda guerra mondiale, tutte le tensioni proprie dei Paesi del blocco sovietico ed è passato attraverso la rivoluzione di velluto, la primavera di Praga, le repressione ungherese e in generale ha percorso, insieme ai suoi contemporanei, tutto il lungo e faticoso cammino di emancipazione dal giogo del Patto di Varsavia.

Parliamo quindi di una sensibilità forgiata nell'ambito di una serie di esperienze politiche e culturali fondamentali e per quanto le opere di Košťál siano di taglio intimistico, non riflettono il solipsismo di chi si sente lontano dal mondo, ma nascono dall'ispirazione di un uomo profondamente consapevole dei dilemmi e dei problemi del suo tempo.