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Raffaello Sanzio, l'apogeo della grazia
Del 02/12/2013 di Lucia Conti - L'artista urbinate è noto per la dolcezza delle sue Madonne, per i suoi ritratti e per la magnificenza delle stanze vaticane
Raffaèllo Sanzio è una di quelle figure imprescindibili che hanno reso unica la congiuntura rinascimentale italiana e la storia dell'arte in generale.
Studia nella bottega del Perugino e nello stesso contesto ha modo di assimilare e rielaborare l'ordine compositivo di Piero della Francesca.
Nel 1504 si trasferisce a Firenze e si confronta per quattro anni con la pittura di fra Bartolomeo e con la presenza ingombrante di Leonardo e Michelangelo. Leonardo lo influenza soprattutto nella rappresentazione delle immagini sacre e nei ritratti, sia sul piano della perfezione formale che della ricerca di una particolare espressività, l'influenza di fra Bartolomeo gli consente invece di scoprire una nuova monumentalità e di rinnovare completamente la struttura della pala d'altare di impostazione quattrocentesca.
Negli anni successivi Raffaello comincia a lavorare sui soggetti della Sacra Famiglia e della Madonne con Bambino, dando vita a capolavori come la Madonna del cardellino o la Sacra Famiglia Canigiani, che esprimono quella dolcezza e quell'ineffabile grazie che renderanno tipico il tratto dell'urbinate.
La fase finale e definitiva della parabola del giovane artista inizia però quando papa Giulio II lo chiama per partecipare alla decorazione delle Stanze Vaticane.
Il risultato è un tripudio di straordinario talento e gusto sopraffino, destinato a trionfare nei secoli.
La prima stanza affrescata è quella "della Segnatura", dove il tema sviluppato è quello del trionfo del vero, del bene e del bello.
Il vero è definito nella sua sostanza teologica e filosofico/razionalistica attraverso le due opere "Disputa del Sacramento", che esalta la fede, e "Scuola di Atene", che raffigura i principali filosofi dell'antichità sovrapponendoli alle eminenze artistiche del tempo (Michelangelo è probabilmente rappresentato nella figura di Eraclito, Leonardo da Vinci in quella di Platone e Bramante in quella di Euclide), operazione simbolo dell'ideale passaggio del testimone tra cultura classica ed eccellenza rinascimentale.
Il bene è rappresentato dall'affresco "Virtù e la Legge", mentre il bello è celebrato dall'affresco "Parnaso", incentrato sulla poesia.
La "Stanza di Eliodoro", composta dai quattro affreschi "Cacciata di Eliodoro dal tempio", "Messa di Bolsena", "Liberazione di san Pietro" e "Incontro di Leone Magno con Attila", mostra in modo consistente l'interazione intellettuale e il confronto sia con Michelangelo che con i coloristi veneti. Le scene sono più convulse, il colore più intenso, il notturno della "Liberazione di s.Pietro" commovente, la simmetria ridefinita in base a parametri meno rigidi.
Nello stesso periodo Raffaello esegue una serie di opere importantissime, tra le quali la "Madonna di Foligno", l'affresco con Sibille ed angeli in Santa Maria della Pace e la "Madonna della seggiola".
Dopo l'ascesa al soglio pontificio di Leone X, meno incline all'azione politica e più ripiegato su un tipo di erudizione più contemplativa, Raffaello conforma il suo stile a una nuova classicità e approda alla convinzione che l'eccellenza consista nell'ideazione più che nella realizzazione di un'opera d'arte. In applicazione di questo principio demanda sempre più spesso l'esecuzione delle sue opere agli allievi della sua bottega, cosa che capita anche con la terza stanza degli appartamenti vaticani, detta "dell'Incendio di Borgo". Nel frattempo il Maestro si dedica agli arazzi della Sistina e alla Basilica vaticana, subentrando come architetto della Fabbrica di S.Pietro dopo la morte di Bramante.
Tra i suoi ultimi dipinti, prima che una morte rapida e sconcertante lo colga ad appena trentasette anni, nel 1520, menzioniamo senz'altro la "Visione di Ezechiele" "La Fornarina" e la "Trasfigurazione", opera dinamica, divisa in due aree contrapposte e imperniata sulla composizione simmetrica del loro contrasto, emotivamente e filosoficamente risolto in Cristo.