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Raffaele Ciriello e il coraggio della verità
Del 24/06/2013 di Lucia Conti - La storia del fotoreporter ucciso durante la seconda Intifada.

Storia singolare, drammatica e bella, quella di Raffaele Ciriello in mostra a Milano fino al 30 giugno.
Si laurea in medicina e si specializza in chirurgia plastica, ma nei primi anni Novanta dà voce alla passione per la fotografia cominciando a collaborare per una rivista d motociclismo ed è proprio durante una Parigi-Dakar, nel 1991, che viene folgorato dall'amore per l'Africa.
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, tuttavia, Ciriello si lascia attrarre non tanto e non solo dall'indubbio fascino di paesaggi diversi e mai visti prima, ma diventa fotoreporter di guerra e comincia a collaborare con il Corriere della sera.
Esordisce nel contesto non facile della Somalia dei "signori della guerra", che sottomettono brutalmente la popolazione e inducono alla fuga sia i caschi blu dell'Onu che l'esercito americano e si trova insieme alla giornalista Ilaria Alpi, quando viene uccisa a Mogadiscio nel 1994.
Si muove ed opers, quindi, anche in Kosovo, Bosnia, Afghanistan, Rwanda e ovunque ci sia un conflitto e, spesso e volentieri recupera le cognizioni acquisite come medico per rendersi utile come chirurgo occasionale negli ospedali da campo.
Nel 2002 e a soli 42 anni, mentre sta fotografando un rastrellamento dell'esercito israeliano a Ramallah, il coraggioso fotoreporter viene ucciso da una raffica sparata da un tank israeliano.
Il viceministro della difesa Dalia Rabin-Pelosoff e Shimon Peres, all'epoca ministro degli esteri, esprimono il loro cordoglio, ma il governo israeliano, pur aprendo un fascicolo penale e nonostante gli accordi di collaborazione giudiziaria stipulati in precedenza e la richiesta formale del governo e della magistratura italiani, si rifiuta di fornire il nome dei militari dell'equipaggio del carro armato.
Il procedimento viene di conseguenza archiviato.
Raffaele Ciriello è il primo giornalista straniero ucciso durante la seconda Intifada palestinese.