- Locali Milano
- »
- Notizie Milano
- » Michał Bugalski e la pedagogia della memoria
Michał Bugalski e la pedagogia della memoria
Del 11/06/2013 di Lucia Conti - Il recupero dei ricordi al centro della ricerca del fotografo polacco

La famiglia, il "doppio", l'atto del guardare di nascosto, spiando o sbirciando... l'immaginario di Michał Bugalski, ventotto anni appena, ma già una promessa parzialmente mantenuta della fotografia, ruota attorno alla necessità di recuperare i ricordi sepolti e mistificati dell'infanzia e adolescenza. Un'operazione, quella del fotografo polacco, motivata dalla consapevolezza di potersi davvero conoscere e riconoscere solo ricostruendo correttamente il passato, al netto delle deformazioni della memoria.
Nelle foto di Bulgaski la dimensione onirica, pur presente, non ha il compito di offuscare, ma al contrario di rivelare i suoi segreti attraverso una fitta rete di forme, colori, luci ed ombre, riportando alla luce i rimossi.
La nudità, a volte esibita senza che ciò possa avere il benchè minimo alone erotico, è usata come simbolo di solitudine totale e segreta alienazione.
Uomini senza vestiti nè protezione contro scenari "lividi", scorci familiari che evocano sempre un filo di malinconia e un fondo di inquietudine, paesaggi immobili che descrivono alla perfezione il disagio dell'attesa... Bulgaski ha definitivamente perfezionato uno stile originale e coinvolgente, in grado di dar corpo a una fotografia archetipica, ma che non perde il suo rivendicato aggancio con la realtà "particolare" dell'artista.
Il rapporto con il padre ispira la bellissima serie "Quando arriva il crepuscolo", nella serie "Spore" il fotografo cattura invece l'avanzata del caos in una condizione entropica non frenata dall'uomo, altrove si leggono in controluce suggestioni legate alla pittura di Salvator Dalì e i singulti prodotti dalla frizione tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere.