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Berenice Abbott, in mostra a Milano
Notizie Milano

Berenice Abbott, "straight photographer"

Del 25/10/2013 di Lucia Conti - L'incontro con Man Ray segna il destino di una delle donne più influenti del panorama culturale del XX secolo.

Berenice Abbott, notissima fotografa americana, passa attraverso il XX secolo come una delle personalità più influenti e curiose del mondo culturale dell'epoca.

Vive in modo libero e spregiudicato sin da quando, giovanissima, divide una grande casa al Greenwich Village di New York con scrittori, filosofi e critici letterari, non nasconde le sue tendenze lesbiche e frequenta anarchici come Hippolyte Havel.

Nel 1921 parte per l'Europa, studia scultura sia a Parigi che a Berlino e pubblica poesie su una rivista di letteratura sperimentale, ma è del tutto casualmente che scopre la sua vera vocazione, quando Man Ray, che ha bisogno di un aiuto senza esperienza e che si limiti ad eseguire le sue direttive, la sceglie come assistente alla camera oscura. La neofita mostra molto presto non solo una grande attrazione per la fotografia, ma anche un notevole talento, e dopo una prima personale avvia un suo studio in Rue du Bac, nel 1926.

A quel punto la Abbot parte per Berlino, dove studia fotografia in modo più teorico, e torna a Parigi per aprire un secondo studio, in Rue Servandoni.

I suoi ritratti dei maggiori intellettuali ed artisti dell'epoca, da Joyce a Cocteau, diventano presto celeberrimi. Se è vero però, per dirla con le parole di Sylvia Beach, che essere fotografati dall'allieva di Man Ray è una sorta di "certificazione di celebrità", è vero anche che la fotografa americana contribuisce a portare all'attenzione della società anche artisti sconosciuti. E' il caso del collega Eugène Atget, fotografato poco prima della sua morte e di cui la Abbott divulga e promuove il lavoro con saggi, portfolio e pubblicazioni fino a garantirgli una fama internazionale, purtroppo solo postuma.

Il suo stile è in polemica diretta con gli intenti dei pittorialisti, che ritenevano la fotografia "degna" solo in quanto mimesi della pittura, e si colloca all'interno del movimento della straight photography, che si prefigge di non alterare nè manipolare in nessun modo la riproduzione della realtà.

A partire dal 1929 si trasferisce con la sua compagna di una vita, Elizabeth McCausland, in un loft al Greenwhich Village. Entrambe lavorano a un bellissimo libro di fotografie finanziato dal Federal Art Project e pubblicato con il titolo di "Changing New York". L'opera raccoglie 302 foto in bianco e nero della "Grande Mela" e ne ritrae il volto multiforme e affascinante, perennemente in bilico tra benessere e degenerazione, oltre a immortalare per sempre storici edifici di Manhattan, in seguito demoliti.

A metà degli anni cinquanta Berenice Abbott si dedica infine alla fotografia scientifica e diventa photo editor della rivista "Science Illustrated".

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