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Apichatpong Weerasethakul in mostra a Milano
Notizie Milano

Il Sergei Eisenstein della giungla

Del 13/02/2013 di Lucia Conti - Esoterismo, esotismo, onirismo nelle opere di Apichatpong Weerasethakul

Apichatpong Weerasethakul, thailandese, classe 1970, è uno degli artisti e registi più influenti e puntuali nel catturare l'interesse della critica mondiale.
Vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes del 2010 con il film "Uncle Boonmee Who Can Recall his Past Lives", ha avuto tra altri riconoscimenti anche il premio della giuria, sempre a Cannes e con "Tropical Malady" nel 2004, ed è stato premiato al Festival di Venezia con "Syndromes and a Century", nel 2002.

La sua terra, la Thailandia, è uno dei più potenti motori della sua ispirazione, tra le sue influenze invece, quanto meno sul piano della fascinazione dichiarata, troviamo la poesie neorealistica di Pasolini e l'onirismo di Fellini. Tilda Swinton lo ha definito il Sergei Eisenstein della giungla”, di sicuro questa figura interessantissima del cinema asiatico riesce a mescolare esoterismo, esotismo, onirismo, simbolismo e consapevolezza politica in un unico originalissimo linguaggio.

Parte del suo tessuto narrativo include anche temi come la sessualità (inclusa la propria omosessualità) e la percezione occidentale della Thailandia e dell'Asia in generale e, include una serie di strumenti espressivi non convenzionali (come i credits a metà film, per esempio), nonchè l'uso di attori non professionisti.

I cinefili lo chiamano "Joe", nomigliolo che lo stesso artista e regista ha adottato per comodità, come tanti altri thailandesi dal nome lungo e complicato per gli occidentali, ma vale la pena interrogarsi su quanto simbolica possa essere questa chiusura di una parte di mondo, attualmente ancora "dominante", verso proposte e fermenti geograficamente lontani, ma forse degni di essere conociuti con una maggiore consapevolezza e una minore superficialità colonialistica.

Categorie: Arte e cultura

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