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Breve introduzione a: che cos'è il kitsch?
Notizie Milano

I mille volti del kitsch

Del 09/07/2012 di Lucia Conti - Un tentativo di capire cosa sia il kitsch, nella società e nell'arte

Che cos’è il kitsch? Ognuno di noi ha spesso sentito usare questo termine, ma raramente ci fermiamo a mettere a fuoco qualcosa che solo genericamente identifichiamo come “di cattivo gusto”. Volendo fare un elenco approssimativo possiamo dire che kitsch sono i nani da giardino, le palle di vetro con la neve dentro, le statuine di Capodimonte, il delirio pacchiano di Las Vegas, i camini con la legna finta e i tappeti rosa shocking del Madonna Inn, gli accessori troppo vistosi, le esasperazioni più grottesche della femminilità, la cosiddetta “art pompier” e il suo trionfo di nudi mitologici e paesaggi esotici e tantissime altre cose che a pelle percepiamo come eccessive, fuori moda o fuori contesto.  E, ancora, kitsch sono le ostentazioni di ogni tipo, le labbra siliconate e “La nascita di Venere” di Cabanel, il riarrangiamento di sinfonie famose a scopi pubblicitari e i romanzi di Carolina Invernizio, i poster con la palma al tramonto e il turismo “isterico” nei luoghi cosiddetti esclusivi… non c’è settore della vita sociale che possa dirsi esente da questa specifica aberrazione del gusto.

La reazione più naturale di fronte al fenomeno, quando lo si riconosca nelle sue implicazioni negative, è spesso una sorta di divertita disapprovazione… con le dovute eccezioni, considerando che Hermann Broch nel 1955 definì il produttore di kitsch addirittura un malfattore “che vuole il male alla radice”. Più serenamente noi possiamo dire che in questi casi ci troviamo di fronte a un tentativo mal riuscito di imitare l’arte o la bellezza e quindi, fondamentalmente, a un’ambizione fallita. Tutto questo ci imbarazza, ci fa sorridere, a volte ci intenerisce, perché in fondo ci ricorda l’estetica dei bambini (che tendono a considerare bello ciò che è vistoso, immediatamente seducente, in qualche modo “esagerato”…).

Eppure nel corso della sua storia il kitsch è stato addirittura consapevolmente usato con fini artistici, basti pensare alle provocazioni di Duchamp, di Dalì e di Andy Warhol. In questi casi l’estetica “capovolta” è diventata un modo per esprimere un punto di vista critico sulla cultura di massa, solo apparentemente celebrata, ma in realtà contestata e smantellata attraverso l’uso dell’ironia.

Vale quindi sempre la pena interrogarsi sul fenomeno e magari anche farsi sedurre da quello che è il perverso fascino del pacchiano… che sia inconsapevole degenerazione oppure strumento di un’operazione culturale di pregio il kitsch resta, infatti, l’istantanea di una larga porzione di società e il negativo di una minoranza che ne prende le distanze.
In ogni caso bisogna affrontarlo.


Categorie: Arte e cultura

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