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Guglielmo Ciardi, la luce e lo spazio
Del 20/04/2013 di Lucia Conti - Influenzato dai macchiaioli e dalla scuola napoletana del paesaggio, è da molti considerato l'erede di Canaletto

Guglielmo Ciardi è un vedutista veneto dell'Ottocento.
Studia presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia e si orienta verso la pittura en plein air dopo aver seguito i corsi del paesaggista Domenico Bresolin, quindi comincia a viaggiare per recepire nuovi stimoli e rendere più articolata la sua formazione.
A Firenze interagisce con i macchiaioli e a Napoli con gli artisti della Scuola di Posillipo e di Resìna, nonchè con Filippo Palizzi, che tenta per primo di dare un indirizzo verista alla scuola napoletana del paesaggio, frequenta inoltre i principali centri artistici italiani e internazionali e le sue opere hanno la fortuna di ricevere sia il sostegno del pubblico che quello della critica.
La pittura di Ciardi è attratta e sostanzialmente legata all'ispirazione visiva. La laguna veneta, soprattutto quella "minore" e meno rappresentata, la campagna trevigiana, caratterizzata da una luminosità particolarmente intensa, e le Dolomiti, dove comincia a trascorrere l'estate a partire dal 1885, sono rese con sensibilità spiccata e libera da ogni residuo accademico.
Dai macchiaioli mutua una certa solidità compositiva, a cui tuttavia unisce una personalissima fluidità. Da molti è definito l'erede di Canaletto, Guardi e Belotto.
Nel 1894 ottiene la cattedra di Paesaggio dell'Accademia veneziana, nel 1909 la Biennale gli dedica una personale. Anche due figli dell'artista inoltre, Emma e Beppe, diventano pittori paesaggisti, proiettando l'eredità paterna nel Ventesimo secolo.